Intervista a Federica Brunini – autrice di Travel Therapy

Oggi vi propongo una bella intervista a Federica Brunini, giornalista ed autrice del libro Travel Therapy – Come scegliere il viaggio giusto!

Enrico: Parlaci di te, chi è Federica Brunini?

Federica: Accidenti, che domanda difficile! Se lo sapessi, avrei risolto una volta per tutte la mia vita… Ma tenterò di essere sintetica: sono una persona curiosa, sempre pronta a partire e altrettanto pronta a mettere nero su bianco quello che vedo, sento, tocco, respiro, ascolto…

Enrico: Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?

Federica: Il fatto di rendermi conto che tanti dicono di voler viaggiare, ma pochi sanno cosa significa davvero. E come ci si prepara. Per tanti, troppi, una meta equivale all’altra: basta andare… E poi, spesso, tornano delusi dalle loro esperienze. E vanno ad ingrossare le fila di chi nutre pregiudizi nei confronti del mondo e di chi lo attraversa. Ho visto neospose fuggire dalla Polinesia perché erano terrorizzate dai gechi, neosposi distrutti dall’umidità dei Caraibi, turisti delusi dal fatto di non riuscire a mangiare le tagliatelle con i funghi nel mezzo dell’Oceano Indiano… Mi sono detta: “pensiamo a un libro che suddivida il mondo non per destinazioni, ma per stati d’animo. Ed è nata la Travel Therapy”.

Enrico: Come ho già scritto precedentemente, mi rendo conto con grande rammarico che oggi, per molti individui, il viaggio non viene più inteso come un’esperienza importante per la propria vita, ma come una semplice evasione dalla monotonia. C’è una grossa fetta di utenti, in costante crescita fra l’altro, che organizza le proprie vacanze in fretta e furia, basandosi solo sul fattore prezzo. Inoltre questo tipo di viaggiatore, che fa tutto all’ultimo secondo, trascura completamente alcuni aspetti fondamentali del viaggio in sé, come per esempio la voglia di scoprire una destinazione mai vista in precedenza. Come la pensi a tale proposito?

Federica: Credo di averti già risposto e che tu possa intuire come la penso. Oggi viaggiare è una sorta di “to do” tra tanti altri nella lista delle cose da fare. Si sale su un aereo o su un treno senza nemmeno sapere dove si sta andando e soprattutto perché… Ma si tratta di spostamenti, non di viaggi. I viaggi hanno una loro “grammatica” che va rispettata….

Enrico: Nel tuo libro descrivi la figura del travel terapista, puoi spiegarci requisiti e competenze di questo soggetto? A mio parere il travel terapista è una sorta di agente di viaggio esperto, in grado di interpretare gusti, esigenze e aspettative di un cliente, una professione che però negli ultimi anni sembra essere in crisi. Io sostengo però che tale crisi non sia da imputare a internet come molti sostengono, ma a un appiattimento della categoria degli agenti di viaggio. Qual è la tua opinione in merito? Hai dei consigli specifici da dare proprio agli agenti di viaggio per rilanciarsi nel settore travel?

Federica: Ho fondato la “travel terapia” con l’intenzione di educare al viaggio e di “curare” alcuni momenti di disagio che tutti affrontiamo almeno una volta nella nostra esistenza consigliando un itinerario, una gita fuoriporta o una vacanza. Nella formazione del travel terapista conta sicuramente l’esperienza, i chilometri o le miglia che si sono macinate, i Paesi visitati etc etc ma il travel terapista non va confuso con l’agente di viaggio: il primo non “vende” nulla, non entra nel merito di budget, status, prenotazioni, tour operator… come invece fa il secondo. Il travel terapista è uno psicologo dei luoghi, non un venditore di mete. Se poi mi chiedi un parere sugli agenti oggi…non posso che concordare con te: mancano di cultura del viaggio. Il consiglio per loro? Viaggiare, viaggiare, viaggiare ancora. E sperimentare posti e riti sulla loro pelle.

Enrico: Diamo anche qualche consiglio alla categoria degli albergatori… Da giornalista, scrittrice e viaggiatrice esperta come sei, quali sono secondo te gli ambiti del web sui cui un albergatore dovrebbe concentrarsi maggiormente per il futuro? Io per esempio scommetto sul mobile! Anche i Social Network, in particolare Facebook e Twitter hanno rivoluzionato il web, settore travel compreso, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto reputazione e il modo di interagire con gli utenti. Purtroppo molti albergatori utilizzano questi canali social in maniera errata, solamente per amplificare offerte e sconti in maniera ridondante. Hai a tale riguardo qualche consiglio sull’utilizzo di tali strumenti in chiave originale o creativa?

Federica: Sicuramente il web è “il mezzo” oggi attraverso cui un albergo o un tour operator può farsi conoscere e sul quale investire, ma sono d’accordo con te che, al momento, viene utilizzato soltanto come vetrina, poco come strumento di conoscenza. In ogni caso, il futuro è tutto nella qualità e nella specificità dei servizi che una struttura può offrire. L’offerta “generica”, che tenta di accontentare tutti (ma tutti chi?) oggi, secondo me, non paga più. Meglio individuare un target sul quale concentrarsi e al quale dedicarsi per bene.

Enrico: Diversi studi di settore hanno evidenziato le tempistiche e i vari step compiuti dall’utente nel processo decisionale che precede l’acquisto di una vacanza: solitamente l’utente parte da una ricerca generica sui motori di ricerca, per poi passare su uno o più portali OLTA o su siti indipendenti di una o più strutture ricettive, per andare poi su community UGC tipo Tripadvisor per verificare recensioni e commenti di altri utenti e infine ritorna su un OLTA, o direttamente sul sito della struttura prescelta per effettuare la prenotazione.

Ultimamente invece con l’avvento dei flash deals (Groupon, Groupalia, Jetsetter, ecc.) si parla di una forte crescita degli acquisti d’impulso, effettuati dagli utenti in meno di 24 ore, stimolati dalla convinzione che ci si trovi di fronte ad un’offerta scontata da cogliere al volo. Secondo te un albergatore come può evitare di cadere nella tentazione di abbracciare questa forma di vendita stracciata, che comporta margini di guadagno inesistenti a fronte di sconti dal 50 al 70%?

Federica: Come dicevo sopra, non è sparando nel mucchio che si costruisce un’identità e una rete di clienti in target. Meglio selezionare gli spazi dove posizionare le proprie offerte, anche a rischio di qualche camera vuota…

Enrico: I consigli che dispensi nel libro valgono per diverse tipologie di turisti (single, coppie, amici), mi piacerebbe sapere se a tuo avviso c’è un aumento, rispetto al passato, di persone che viaggiano da sole e che considerano la vacanza come un’occasione per sperimentare qualcosa di nuovo. Pensi che ci sia troppo poca sensibilità da parte degli albergatori verso questo tipo di turista, che ha certamente esigenze diverse dalla coppia in luna di miele o dalla famiglia con bambini?

Federica: Sicuramente il fenomeno nuovo sono le donne che viaggiano da sole (e per fortuna!) E sì, spesso le strutture non sono adeguate al target viaggiatore single, soprattutto se femmina, ma le cose stanno cambiando…

Ti ringrazio per l’intervista e ti faccio un grande in bocca al lupo per il tuo libro!

Sito ufficiale: www.federicabrunini.com

Per acquistare il libro: www.morellinieditore.it

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2 Comments

  • Anonimo ha detto:

    Salve Manuela e grazie per il commento.
    Il nostro non è un giudizio negativo su un’intera categoria, ma una constatazione data dal fatto che alcuni agenti di viaggio non hanno capacità, competenze ed esperienze di viaggio vissute in prima persona, che gli consentono di svolgere il loro lavoro nella maniera più corretta.

    Non penso che il taglio dell’intervista volesse discriminare gli agenti di viaggio, abbiamo semplicemente riportato un interessante punto di vista su quello che pensiamo sia il corretto modo di viaggiare e vendere i viaggi. Un saluto!

  • b&b trapani ha detto:

    Se si tratta di un’opinione, ben venga, ma io non generalizzerei troppo perchè una cosa è sapere fare un lavoro ed essere competenti, un’altra è essere stati clienti del proprio lavoro: sono 2 punti di vista diversi.
    Certo… essere stato viaggiatore aiuta nel “vendere” il viaggio, ma non è condizione sine qua non, altrimenti si potrebbe anche dire l’inverso, che il viaggiatore può essere un perfetto tour operator e questo è altrettanto falso.

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